Teatro inclusivo, teatro per tutti
La settimana scorsa siamo stati a Novara, ospiti della rassegna estiva
Le notti di Cabiria a Casa Bossi, un bellissimo progetto di teatro inclusivo.
Ma andiamo per ordine.
Casa Bossi è uno dei palazzi neoclassici più belli d’Italia.
È stata costruita da Antonelli (sì, quello della Mole Antonelliana a Torino), abitata e vissuta da tanta gente fino agli anni ’70.
Adesso sta lentamente riprendendo vita grazie ad una iniziativa bellissima, un Comitato d’Amore che vi attira iniziative, eventi e risorse, con l’obiettivo di farne un centro per l’industria culturale e creativa.
Cabiria Teatro invece, è una compagnia teatrale di Novara. Mariano ed Elena hanno avuto questa bellissima idea di far vivere Casa Bossi anche attraverso il teatro. E allora via, da diversi anni organizzano Le notti di Cabiria, una rassegna di teatro inclusivo dove ogni anno passano spettacoli e compagnie di tutto rispetto.
Noi. Noi abbiamo iniziato al pomeriggio, con un laboratorio teatrale per coppie genitore+figlio.
Abbiamo conosciuto mamme e nonni coraggiosi, pronti a mettersi in gioco sul serio, a raccontare di sé e della propria famiglia.
Abbiamo conosciuto bambini con gli occhi pieni di curiosità ed entusiasmo verso il gioco del teatro.
Insieme abbiamo costruito una performance conclusiva.
Abbiamo parlato della “nostra” stanza, quella personale di ciascuno,
quella dove difficilmente lasciamo entrare gli altri.
Di gelosia.
Del tempo tiranno che non ci permette di fare tutto ciò che vorremmo
né di stare abbastanza con le persone che amiamo.
Di quanto pensiamo di conoscerci ma invece non ci conosciamo.
Di distanza e di vicinanza, fisica e affettiva.
“Dove sei?
Non ti vedo.
Quando finirà il gioco del nascondino,
il gioco del liberi tutti, il gioco dell’oca?”
Poi abbiamo messo in scena il nostro spettacolo, La stanza dei giochi, per tutti.
Per i bambini e i genitori che avevano partecipato al laboratorio, per altro pubblicato arrivato in serata, per alcuni spettatori non vedenti per i quali era presente un supporto dedicato con delle cuffie bluetooth grazie all’Unione Ciechi e Ipovedenti Novara.
Una serata di teatro inclusivo, ma inclusivo sul serio.
Abbiamo sempre un po’ di timore nell’andare in scena all’aperto: l’energia degli attori si può disperdere, il pubblico si può più facilmente distrarre. Ma via via si sentiva, nel silenzio degli spettatori, un’attenzione crescente.
Un silenzio partecipato e presente.
Degli applausi finali realmente sentiti, in qualche modo diversi dal “clap clap applaudiamo tanto lo fanno tutti”.
Con alcuni spettatori siamo rimasti a parlare per quasi un’ora dopo lo spettacolo.
Abbiamo parlato di relazioni familiari e di musica, di presenza scenica e di conflitti,
di ricordi e giochi d’infanzia, di teatro e di viaggi.
Lentamente Casa Bossi è tornata ad essere muta e disabitata, fino al prossimo spettacolo (che è tra circa un mese ed è di una compagnia bravissima).
Ma è rimasta carica di un silenzio diverso, pieno di eco.
L’eco del nostro spettacolo, l’eco delle risate e delle riflessioni che ha suscitato, l’eco delle persone che hanno ascoltato, osservato, giocato con noi.
Per un giorno, Casa Bossi è tornata a essere un luogo vivo, un luogo di teatro inclusivo abitato da adulti, bambini e anziani, attraversato da emozioni e sensazioni;
i suoi pavimenti sono di nuovo stati calpestati da scarpe e sandali, le sue stanze si sono riempite di corpi, di voci e risate, il portone si è schiuso, ha tolto il lucchetto,
gli scalini hanno ospitato i salti dei bambini, il cortile ha abbracciato un palco e una platea dove abbiamo raccontato una storia che parla di tutti e parla di questo:
di cosa ci rende vivi, dell’umanità che è più forte dei muri e delle porte chiuse.