Cose belle scoperte in tournée
Quando decidi di fare l’attore, se hai fortuna, ti capita di girare su e giù per l’Italia, in teatri e festival.
(N.B. decidere di fare l’attore e riuscire realmente a farlo sono due cose ben diverse. A volte, come nel nostro caso, dopo un po’ che lavori in questo settore capisci che invece di fare l’attore preferisci fare il regista e il conduttore di laboratori teatrali, ossia stare dietro le quinte, guidare altre persone sulla scena, aiutarle a diventare gli attori che nemmeno sanno di poter essere).
Molto spesso non hai tempo di vedere nulla della città in cui arrivi: sei lì per lavorare (ossia per fare l’attore, il regista o quel che è), non per fare il turista; dunque molto spesso il programma è arrivi in teatro – prepari lo spettacolo – vai in scena – smonti tutto – riparti. Quando va bene, a volte tra lo smontare e il ripartire c’è in mezzo un piatto caldo e la possibilità di stramazzare su un letto per la notte, per poi ripartire la mattina dopo.
Ogni tanto però capita di avere pure il tempo di guardarsi intorno, e scoprire in che Paese bellissimo viviamo. Qui sotto abbiamo raccolto alcune piccole scoperte delle nostre tournée di questi anni: dettagli artistici, letterari, storici, gastronomici.
Perché fare teatro è bellissimo, ma la vita reale è sempre lo spettacolo più sorprendente.
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1. Pierpaolo Pasolini
Quando siamo arrivati a Massafra, in Puglia, ospiti del Teatro Le Forche, non sapevamo assolutamente che il centro storico fosse stato utilizzato da Pierpaolo Pasolini (scrittore, giornalista e grande regista di cinema) per girare diverse scene del suo film capolavoro Il Vangelo secondo Matteo. Lo abbiamo scoperto grazie a un murales dipinto su un muro della città vecchia, e abbiamo poi approfondito parlando con alcuni massafresi.
Abbiamo scoperto che tutto il film è stato girato tra la Puglia e la Basilicata, che il centro storico di Massafra è diventato la città palestinese di Cafarnao, che gli abitanti si aspettavano che fare il regista significasse per forza atteggiarsi da divo e sono rimasti invece sorpresi quando hanno scoperto in Pasolini una persona normalissima, alla mano, umile. E che sono rimasti ancora più sorpresi alla notizia che il cast sarebbe stato composto da non professionisti e dunque c’era la possibilità concreta di fare l’attore in una vera produzione cinematografica.
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–2. Bolgheri
Ogni tanto capita di incontrare nella vita reale cose che hai studiato a scuola (e di dover dare ragione ai professori, quando dicevano che studiare ci sarebbe tornato utile non soltanto nella concretezza, ma per sviluppare uno sguardo sensibile e attento sul mondo. Questo è ancora più vero nel nostro lavoro: aver studiato cose diverse dal teatro ci è servito e ci serve moltissimo nel nostro fare teatro).
È successo a Bolgheri, in Toscana, quando abbiamo percorso il viale dei cipressi citato dal poeta Carducci nella sua famosissima Davanti San Guido. Davanti a quel viale lunghissimo punteggiato di alberi bellissimi abbiamo capito la poesia in un modo che non avevamo mai compreso leggendola sui banchi di scuola.
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E quello che cercai mattina e sera
tanti e tanti anni in vano, è forse qui,
sotto questi cipressi, ove non spero,
ove non penso di posarmi più.
Giosuè Carducci
Una volta di più abbiamo avuto la conferma che l’arte e la vita debbono essere strettamente collegate per poter esprimere al meglio il proprio senso. Un concetto che cerchiamo di tenere sempre bene a mente nel nostro fare teatro, nella creazione degli spettacoli così come nei laboratori teatrali a Chiavari (siano essi per adulti, per bambini o per adolescenti), nel lavoro qui nel territorio del Tigullio oppure a zonzo in giro per l’Italia.
3. Museo per la Memoria di Ustica
Della strage di Ustica conoscevamo gli avvenimenti per sommi capi. Visitare il museo, conoscere la storia, parlare con Daria, la presidente dell’ Associazione parenti delle vittime, è stata tutta un’altra cosa.
Il Museo per la memoria di Ustica è allo stesso tempo semplice e devastante. C’è il relitto dell’aereo, ricostruito con i rottami recuperati dal fondo del mare. C’è un velivolo maestoso (la forma e le proporzioni sono chiaramente distinguibili) e allo stesso tempo c’è una sofferenza devastante di lamiere squarciate e ritorte. C’è, tutto intorno al relitto, un’installazione dell’artista franco-ucraino Christian Boltanski, unica per delicatezza e intensità.
Abbiamo visitato il museo insieme a Emma ed Elio, i due bambini che per primi sono stati protagonisti del nostro spettacolo La stanza dei giochi (la sera stessa lo spettacolo è andato in scena proprio lì, nel cortile del museo, nella rassegna Dei teatri della Memoria). Avevano solo 9 anni ma hanno capito tutto, senza bisogno di grandi spiegazioni. Hanno capito ciò che contava, ossia che 81 persone non sono tornate ad abbracciare i loro cari, che l’arte può dire l’indicibile e che per certe cose non ci sono parole.
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4. Anfiteatro romano di Volterra
Che Volterra fosse una città ricca di storia, lo sapevamo. Ma non sapevamo che avesse un anfiteatro romano bellissimo e visitabile, costruito tra il I° secolo a.c. e il II° secolo d.c. per volontà dei Caecina, un’importante famiglia locale (quando le famiglie notabili finanziavamo le attività artistiche…). Abbiamo anche scoperto che intorno al III° secolo il teatro è stato abbandonato (forse a causa di un terremoto e dei conseguenti danni alla struttura), ma non lasciato inutilizzato: alcune sue parti sono state volutamente rimosse per creare l’adiacente impianto termale, anch’esso visitabile.
Tutto il complesso merita sicuramente una visita. Deformazione professionale: per un paio di minuti ci siamo persi a fantasticare, immaginando che effetto facesse fare l’attore e andare in scena in un luogo così magico; abbiamo poi avuto modo di sperimentarlo personalmente, perché un nostro spettacolo è stato ospite del Festival interazionale che si svolge proprio nell’anfiteatro; è stata un’esperienza estremamente suggestiva che ricorderemo a lungo.
5. Casa Cervi
La casa-museo dei Fratelli Cervi è un posto bellissimo, che vale una visita in Emilia Romagna. La si può visitare da cima a fondo, scoprendo tanti dettagli della vita della famiglia Cervi, dalla fatica quotidiana per mandare avanti la fattoria al coinvolgimento nella Resistenza all’instancabile attività del capofamiglia Alcide per portare avanti il messaggio di democrazia e libertà per i quali i suoi sette figli hanno pagato con la vita.
L’Istituto, che ha ugualmente sede negli spazi della casa, promuove tantissime iniziative: la biblioteca archivio Emilio Sereni che ospita più di 22.000 opere sulla storia contadina ed ospita importanti convegni universitari, il parco agroambientale con itinerari didattici sulla biodiversità del territorio, un ricco programma di laboratori per le scuole e ovviamente il Festival teatrale di Resistenza, che ogni estate seleziona sette (come i sette fratelli Cervi!) spettacoli a tematica sociale/civile, li porta in scena davanti alla comunità locale e decreta poi lo spettacolo vincitore il 25 luglio, durante la festa della pastasciutta antifascista. Nel 2020 noi siamo arrivati al II° posto con lo spettacolo TRE.
p.s. a proposito di pastasciutta, è assodato che l’Emilia è un posto dove si mangia benissimo.
6. Assisi
Assisi è bellissima.
Ad Assisi ogni angolo è un piccolo capolavoro, non solo le più note basiliche ma anche un piccolo gioiello come il Teatro degli Instabili. Alcuni di noi erano già stati ad Assisi individualmente, ma quando ci siamo tornati come compagnia teatrale avevamo da poco scoperto un pezzo di storia poco conosciuta, quella dei monaci francescani che durante la IIª guerra mondiale salvarono dalla deportazione centinaia di ebrei vestendoli da monaci, nascondendoli nei conventi e nelle clausure, stampando migliaia di documenti e certificati falsi con la complicità di molti cittadini comuni. Abbiamo visto Assisi con occhi ancora più stupiti, non solo per la meraviglia artistica della città ma anche per il coraggio dimostrato dai suoi abitanti.
7. Il peperone crusco
Ok, siamo teatranti, facciamo spettacoli, facciamo gli attori (anzi in genere lasciamo ad altri l’onore/onere di fare l’attore e noi ci concentriamo sulla regia), facciamo laboratori teatrali, ma siamo anche esseri umani e dobbiamo pure mangiare.
Qualche anno fa abbiamo fatto una piccola tournée estiva in Basilicata: una terra pazzesca, faticosa e bellissima.
Faticosa perché montare e smontare uno spettacolo ogni sera in una piazza di un paesino diverso per 4 sere consecutive non è uno scherzo, specie se i paesini hanno delle salite così ripide e delle curve così strette che un furgone ci passa per miracolo (fare l’attore e più in generale fare teatro vuol dire anche questo, non solo palcoscenico e applausi ma anche e soprattutto farsi il mazzo la sera tardi, sporcarsi le mani trasportando le attrezzature tecniche).
Bellissima per i panorami mozzafiato, per Matera che è uno spettacolo di pietra, per i mille piccoli paesini sperduti proprio come li racconta Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli (altra conferma che studiare serve, eccome se serve), per l’accoglienza semplice delle persone, per il tempo che sembra essersi fermato.
E per il cibo. Abbiamo scoperto diverse specialità gastronomiche lucane, ma quella che ci ha conquistato è stata il semplicissimo peperone crusco, l’oro rosso lucano, un peperone particolare che viene essiccato, successivamente fritto per pochi secondi e servito croccantissimo in mille usi diversi, come condimento a primi e secondi o come semplice snack.
La Basilicata, l’Emilia, l’Umbria e tutti gli altri posti che abbiamo toccato girando in tournée con i nostri spettacoli teatrali sono tutti luoghi dove vogliamo tornare, non a fare teatro ma come semplici visitatori, per scoprire la ricchezza e la bellezza del patrimonio culturale italiano.
Cibo compreso.
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