La cassetta degli attrezzi -fare teatro come lavoro
Fare l’attore è il sogno di molte persone.
Riuscire a fare l’attore come professione, è un risultato che riescono a raggiungere in pochi.
Noi siamo una compagnia teatrale professionale: facciamo spettacoli, corsi di teatro, andiamo in tournée; ci occupiamo di tutti gli aspetti che ruotano attorno a questo mestiere, non solo della recitazione (anzi, preferiamo portare sul palco altre persone, cercando attori che vogliano stare in scena nei nostri spettacoli).
E siamo convinti che, se anche vuoi semplicemente fare l’attore, non basti semplicemente saper recitare. Devi conoscere anche ciò che ruota attorno al palcoscenico, i ruoli artistici e tecnici, almeno le nozioni di base.
Ecco un elenco degli aspetti che, secondo noi, sono indispensabili nella “cassetta degli attrezzi” di chiunque voglia fare l’attore.
1. SAPER RECITARE
Vuoi fare l’attore? Ricordati sempre che il talento non basta senza una formazione adeguata e constante. La formazione di un attore è articolata e prevede diverse competenze: fisico-corporee, vocali, interpretative… come si ottengono queste competenze? Studiando.
Studiando tanti libri e con tanta tanta formazione pratica. E se vuoi fare l’attore di lavoro, la formazione dev’essere di livello professionale. Quindi no, per fare l’attore di lavoro non basta aver frequentato un corso serale una volta a settimana, non basta far parte di una compagnia amatoriale.
Sono ottime basi di partenza, certo. Tutti siamo partiti da lì.
Ma per fare della recitazione il proprio mestiere, è necessario fare un passo avanti.
L’IMPEGNO BATTE IL TALENTO,
SE IL TALENTO NON S’IMPEGNA
Può essere un’accademia (in Italia ce sono diverse, pubbliche e private, gratuite o a pagamento), può essere iniziare a lavorare per una compagnia affermata iniziando dai piccoli ruoli e imparando direttamente sul campo, possono essere tanti seminari e workshop con professionisti riconosciuti, di durata varia (dai percorsi annuali ai seminari intensivi di una settimana o un weekend): sono quelle esperienze dove arrivi che non conosci nessuno e vai via che non conosci nemmeno più te stesso, dove ti rendi conto di avere un sacco di minestra ancora da mangiare, dove scopri che un sacco di altra gente ha talento e mica solo te, dove impari tante cose nuove ma solo se sei disposto a metterti seriamente in discussione, dove capisci la differenza tra essere un appassionato ed essere un professionista (sempre appassionato, ma un professionista).
2. SAPER SCRIVERE
Capita spesso che chi vuole fare l’attore si cimenti nella scrittura drammaturgica, ossia la scrittura di testi teatrali. È un modo per mettersi alla prova, per realizzare un proprio spettacolo da iniziare a sottoporre agli addetti ai lavori. Scrivere testi teatrali è però una cosa molto specifica, non basta saper “scrivere bene” perché ogni tipo di scrittura ha le sue regole: scrivere sui giornali è una cosa, scrivere temi scolastici un’altra, scrivere per il teatro un’altra ancora.
Tutto ciò che scrivi verrà poi pronunciato ad alta voce da un attore, una persona in carne e ossa. Sembra una banalità ma un conto sono le parole scritte sulla carta, un conto quando le vedi incarnate da una persona e ti rendi conto dei difetti: quel monologo è troppo formale, quel dialogo troppo lungo. Fare l’attore è anche questo, dare un corpo e una voce a parole scritte da altri oppure scritte da te, ma in ogni caso essere responsabile del passaggio dalla pagina alla scena.
Si impara a scrivere? Sì, come si imparano (quasi!) tutte le cose. Si impara vedendo gli spettacoli altrui, leggendo testi teatrali o non teatrali da cui “rubi” qualcosa di interessante. Si impara formandosi con professionisti del settore (drammaturghi, dramaturg, attori/autori ossia attori che sono anche autori dei loro testi): quelli che ti fanno capire che non sei Shakespeare, che ogni parola conta, che se scrivi o reciti pensando solo a te stesso non arriverai mai a emozionare gli altri, che sei bravo meno della metà di quanto credevi ma puoi comunque provarci lo stesso.
3. SAPER DIRIGERE (LA REGIA)
Anche se vuoi fare l’attore, ti potrà capitare di cimentarti nella regia, magari proprio di un testo scritto da te. Se da un lato è importante avere competenze di entrambi i ruoli, dall’altro lato fare il regista e fare l’attore sono due cose diversissime, e prima capisci per quale delle due sei veramente tagliato meglio è. Ovviamente, è anche possibile essere tagliato per entrambi.
Fare il regista è una faccenda delicata, perché hai a che fare con altri esseri umani, persone con una sensibilità e un’intelligenza. Non puoi essere un dittatore che non ascolta mai, ma nemmeno consentire la totale autogestione. Devi saper alternare autorevolezza e fiducia, libertà e paletti fermi.
Per fare il regista (un BUON regista), ci sono due regole fondamentali:
- DEVI SAPER GUARDARE E ASCOLTARE
Per osservare e ascoltare davvero i tuoi attori, cogliere un loro movimento che può dare vita a quella scena che non stava funzionando a dovere, captare una frase capace di aggiungere una nuova sfumatura a quella battuta sul copione. Per guardarli e saper vedere ciò che sono, ma anche ciò che potrebbero essere e magari loro stessi ancora non lo sanno.
- DEVI SAPER LASCIARE SPAZIO
Lo spettacolo che dirigi non è un sfogo del tuo ego, né una tua estensione; non devi avere il desiderio di stare sul palco al posto degli attori, quel desiderio forte fortissimo che muove un attore. Ti serve invece il desiderio di creare e raccontare delle storie, ma attraverso la voce e il corpo di altri.
4. SAPER INSEGNARE (I LABORATORI TEATRALI)
Regola importantissima: si insegna ciò che si sa. Dunque non puoi metterti a insegnare se non sei competente della tua materia, non puoi insegnare teatro se di esperienza come attore ne hai poca o nessuna. È una questione di onestà nei confronti dei tuoi allievi. Ci sono attori bravissimi che non tengono corsi di recitazione perché sanno che l’insegnamento non è nelle corde, altri che iniziano a farlo solo a 50 anni e solo in occasioni particolari.
NON È SCRITTO DA NESSUNA PARTE CHE PER FARE L’ATTORE DEVI PURE INSEGNARE RECITAZIONE, NÉ CHE DEVI FARLO ENTRO UNA CERTA ETÀ
Se e quando decidi di iniziare a insegnare teatro, ovviamente comincerai da zero. Da qualche parte bisogna pur cominciare, e quando si comincia si è tutti inesperti. Non esiste l’insegnante perfetto e non esiste il corso di teatro perfetto, ma secondo noi ci sono un paio di domande su cui devi assolutamente e costantemente riflettere.
- PERCHÉ LO FAI?
Condurre un corso di recitazione dovrebbe essere una scelta, non un RIPIEGO “volevo fare l’attore ma non ci sono ancora riuscito allora intanto faccio 2 soldi così ma in realtà chissenefrega”, né un HOBBY “due cosette di teatro le so, metto su un corso nel tempo libero e qualche allievo lo trovo”.
Insegnare teatro è una responsabilità, specie se i tuoi allievi sono giovani, se quello che hai messo in piedi è un corso di teatro per ragazzi o per bambini. Avrai di fronte persone che si mettono in gioco, che espongono la propria sensibilità, il proprio vissuto, la propria fragilità. Non prenderla alla leggera.
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COSA FAI?
Quando sei agli inizi, quando è il primo corso di teatro di cui sei responsabile, è normale proporre giochi teatrali che hai sperimentato da allievo. A un certo punto però non basta più, non perché esaurisci l’archivio ma perché devi METTERCI DEL TUO o altrimenti resti un clone dei tuoi insegnanti (e tra clone e originale, è sempre meglio l’originale).
Metterci del tuo vuol dire studiare, provare, sbagliare. Vuol dire definire un tuo stile, un tuo linguaggio. Vuol dire smentire i tuoi insegnanti, perché magari certi insegnamenti vanno bene per loro ma non vanno bene per te.
Fare l’insegnante in un laboratorio teatrale vuol dire anche ascoltare gli allievi e capire cosa può essere adatto a loro, anche se magari non è ciò che vorresti tu. Vuol dire ammettere che “il tuo” non è poi così brillante come pensavi.
In un laboratorio di teatro il bravo insegnante è quello che sa di non saperne mai abbastanza e cerca sempre di colmare la propria ignoranza, che si fa mille domande su come lavorare bene con ciascun allievo. Se noi pensiamo ai tanti insegnanti che abbiamo avuto ognuno aveva il suo stile, ma nessuno smetteva di mettersi in discussione (lo raccontiamo meglio in questo articolo del nostro blog).
5. LE COSE TECNICHE (LUCI E AUDIO)
Per noi, all’inizio è stata una necessità: non avevamo a disposizione un tecnico luci o un esperto di sound design tutto per noi, che potesse seguirci nella creazione e nella tournée dei nostri spettacoli. Poi è diventato un vero e proprio interesse, specie per Michelangelo (il 50% maschile di ScenaMadre). Ha iniziato a studiare e documentarsi su luci, mixer, microfoni e tutto il resto.
È diventato bravino e sempre più autonomo nella gestione della parte tecnica degli spettacoli. Certo quando siamo in tournée ed è possibile avere un professionista a disposizione, tanto meglio (e Michi ne approfitta per carpire qualche trucco in più).
Quanto tempo c’è voluto per arrivare a questo livello di semi-autonomia? Anni. E tanti errori e figuracce. E tanti ancora ce ne vorranno, perché la materia è amplissima e piena di cose da scoprire.
NON SI NASCE IMPARATI.
MA SI PUO’ SEMPRE IMPARARE, PER FORTUNA
E anche se vuoi fare l’attore e non ti interessa tutto il resto, avere una conoscenza base degli aspetti tecnici può esserti molto utile. Per sapere quale strumentazione chiedere quando ti chiedono uno spettacolo o una qualsiasi collaborazione, ma anche solo per essere consapevole che se tu puoi andare in scena e recitare è perché qualcuno dietro le quinte sta lavorando per te.
6. L’UFFICIO STAMPA
L’ufficio stampa sono tutte quelle azioni necessarie perché i media parlino di te: vuol dire contattare giornalisti e redazioni, ma anche invitare critici teatrali al tuo spettacolo perché possano scrivere una recensione. Queste ultime in particolare sono molto importanti, e se vuoi fare l’attore devi sapere che ogni volta che vai in scena potrebbe esserci nel pubblico qualcuno che poi scriverà un articolo sullo spettacolo.
Ma né le recensioni teatrali né gli articoli sui giornali o in televisione cadono dal cielo, specie quando sei all’inizio devi faticare per ottenerle, perché qualcuno abbia voglia di darti fiducia.
Noi abbiamo iniziato a dilettarci con l’ufficio stampa quando eravamo ancora studenti pieno di sogni, con il vago sentore che avrebbe potuto servirci in futuro (lo abbiamo già detto prima e lo ripetiamo adesso, conoscere il dietro le quinte del teatro è importante anche se vuoi fare l’attore, solo e soltanto l’attore). Le prime vere recensioni sono arrivate anni dopo, grazie al Premio Scenario che abbiamo vinto nel 2014.
Allora sì che abbiamo capito davvero l’importanza dell’ufficio stampa: un lavoro che non si improvvisa ma per il quale servono capacità e competenze (ancora una volta, non si nasce imparati e non basta l’improvvisazione ma serve studiare). Ma abbiamo anche capito che non potevamo permetterci un professionista tutto per noi. E abbiamo iniziato a studiare seriamente (specialmente Marta, il 50% femminile di ScenaMadre) con professionisti riconosciuti e testi affidabili, per occuparci dei rapporti con i media e con i critici, cercando di fare sempre meglio.
Certo, quando siamo ospiti ad un festival e c’è un ufficio stampa con tutti i crismi, caspita se vediamo la differenza. Un motivo in più per tenere gli occhi aperti e imparare qualcosa di nuovo.
E SE ARRIVANO RECENSIONI NEGATIVE?
Te le tieni. Ti comporti da persona adulta: non ti lagni, non fai la vittima, incassi il colpo e ricominci a lavorare. È capitato, certo che è capitato. Fa parte del rischio, più uno spettacolo viene visto da addetti ai lavori, più ovviamente è possibile che non venga apprezzato.
Fa male, certo, perché tu ci hai lavorato con impegno per mesi e mesi. A volte è pure oggettivamente ingiusto. Ti inca**i, ti intristisci. Poi cerchi di cogliere le osservazioni costruttive e vai avanti.
ESPORSI ALLE CRITICHE FA PAURA MA SERVE.
PIÙ O MENO COME TUTTE LE COSE CHE FANNO CRESCERE
Solo e soltanto applausi e complimenti li puoi avere se ti esibisci di fronte ad amici e parenti. Se però vuoi fare l’attore professionista o più in generale se vuoi fare del teatro il tuo mestiere, devi sapere che arriveranno anche critiche e stroncature. La buona notizia è che sopravviverai.
p.s. tra i primi tirocini di ufficio stampa che abbiamo fatto, c’è n’è stato uno all’Hiroshima Mon Amour di Torino. Abbiamo un’anima rock.
7. LA BUROCRAZIA
La burocrazia è una rogna per tutti. Per i teatranti è una doppia rogna, perché le regole sono tante e spesso non chiare. Ma se vuoi fare l’attore o fare del teatro il tuo lavoro alcune cose devi saperle. I tre argomenti base (ce ne sono mille altri!) che devi conoscere sono:
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L’AGIBILITÀ ossia il documento che attesta il versamento dei contributi come lavoratore dello spettacolo
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LA PARTITA IVA o qualsiasi altro modo attraverso il quale intendi essere pagato
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LA SIAE, i diritti d’autore per l’utilizzo delle musiche o del testo
Come avrai capito, noi siamo convinti che “se una cosa non la sai fare studia, studia e impara a farla”, ma certe cose burocratiche bisogna farle fare a un professionista competente. Per i primi due punti (agibilità e partita iva) hai bisogno di un commercialista. Trovare un commercialista realmente specializzato nel settore spettacolo è difficile come trovare un’oasi nel deserto ma una volta che lo hai trovato tienitelo stretto. E se una cosa non la sai o non la capisci, chiedi.
Non è sempre tutto facile, né si riesce sempre a fare tutto a regola d’arte. Ma è importante che tu abbia chiaro come stai facendo le cose al momento e come invece andrebbero fatte. Così puoi cercare, un passo alla volta di partire dal punto in cui ti trovi e avvicinarti sempre di più alla situazione ideale.
8. LA PRESENZA SUL WEB
Stare sul web per scopi personali o professionali sono due cose diverse. Se utilizzi il web a scopi professionali (per cercare lavoro come attore o per promuovere la tua compagnia teatrale) devi essere ben consapevole di tutto ciò che pubblichi o condividi, e qual è il tuo obiettivo.
Per noi essere sul web era ed è utile per farci conoscere dai potenziali “clienti”, che siano direttori di teatri che vogliono i nostri spettacoli o aspiranti allievi dei nostri corsi di teatro a Chiavari.
- Abbiamo iniziato a usare il web e i social sempre di più come uno STRUMENTO DI LAVORO e sempre meno come svago personale (nessuno di noi 2 ha un profilo Instagram privato, per esempio).
– - Abbiamo studiato come gestire un sito, un blog, i social, una newsletter (non tutti subito e non in quest’ordine). Con tanti tentativi ed errori, più un paio di figure di m*** davvero epiche.
– - Abbiamo scelto su quali canali concentrarci e su quali no: NON PUOI ESSERE OVUNQUE, su tutti i social e canali del mondo. Meglio fare meno, ma fare meglio.
– - Abbiamo capito come comunicare correttamente su ciascun canale, selezionato i professionisti con i quali aggiornarci regolarmente. Perché il web cambia in continuazione e sbagliare è facile. E perché pure il web ha delle regole da rispettare.
Piano piano ci siamo appassionati alla materia, pur avendo sempre chiaro che il web è un mezzo e non un fine: è uno strumento utile per far conoscere meglio il nostro lavoro, che è il teatro. Alla fine la regola fondamentale che abbiamo imparato è che comunicare sul web è come raccontarsi faccia a faccia: le parole e le immagini che usi hanno un peso, delle conseguenze, un impatto sulle persone.
Questi sono gli 8 strumenti che, secondo noi, sono essenziali nella tua cassetta degli attrezzi se vuoi fare l’attore o più generale vuoi lavorare nel mondo del teatro. Secondo te ce ne sono altri? Vorresti approfondirne uno in particolare? Scrivici e faccelo sapere!
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