Racconto di una finale
La finale del Premio Scenario Infanzia.
Ce l’eravamo pensata tante volte nella testa, chiedendoci come sarebbe stato l’impatto con un teatro mai visto prima, la sala dove avremmo fatto il nostro spettacolo, ipotizzando quanto e quale pubblico sarebbe stato presente, cercando di prepararci ad ogni possibile imprevisto e calcolando la possibilità di tornare a casa a mani vuote.
Cioè, proprio vuote no.
“L’esperienza è ciò che ottieni quando non ottieni ciò che desideravi”.
Ci saremmo comunque portati via un’esperienza bellissima ed estremamente utile,
specie per noi del tutto digiuni dei grandi palchi.
Ma è vero che quando poi sei lì un pensierino lo fai a ‘come sarebbe bello SE…”
SE riuscissimo a conquistarli,
SE arrivassimo a vincere,
SE potessimo entrare nella mente dei giurati, se…
Siamo arrivati al Teatro delle Briciole di Parma al termine di uno degli spettacoli finalisti.
Dal foyer abbiamo sentito applausi scroscianti e cori di approvazione, e ci siamo sentiti ancora più piccoli in quell’atrio enorme
dove gli applausi risuonavano ancora di più nonostante la porta chiusa.
Per un attimo abbiamo pensato non ce la faremo
pazienza
siamo stati troppo ottimisti
qui sono tutti bravissimi ed esperti
cerchiamo almeno di fare bene
cerchiamo almeno di tornare a casa soddisfatti
cerchiamo di non pensare al risultato, pensiamo a fare bene e basta.
Abbiamo iniziato ad allestire e preparare il nostro spettacolo, La stanza dei giochi,
a spiegare le nostre esigenze ai tecnici
a prendere confidenza con un mixer luci grande come il quadro strumenti di un’astronave
a fare amicizia con un impianto audio potentissimo e poco amichevole,
a trattare con un operaio del Comune che stava mettendo in moto una motosega
proprio davanti alla nostra porta.
Alle 15 è entrato il pubblico.
Si sono spente le luci.
Ci piace iniziare i nostri spettacoli con il buio: è al buio che nascono le cose,
nel buio che nella mente si creano immagini, sogni e mostri.
I nostri 20 minuti sono volati, non perfetti, non del tutto come li avremmo voluti.
Ma il pubblico ha riso dove c’era da ridere, si è fatto serio quando c’era da fare silenzio,
ha applaudito al momento giusto.
Tanti applausi, cori di approvazione, e ci siamo sentiti un po’ meno piccoli
anche se dall’alto della postazione luci-audio gli attori sulla scena ci sembravano piccoli come omini di Lego.
Abbiamo aspettato fino alle 23 il responso della giuria.
Com’è andata a finire? Così.